NOTE CRITICHE
Non conosco la storia di Claudia Hendel,
non ho mai ascoltato un suo racconto. Conosco le sue opere.
Parlo delle sensazioni che mi danno. Questi oggetti,
queste lastre danno gioia. Non sono tristi, sono vitali.
Come piene di forza. Sono anche strane. Ma solo strane.
Non sono cattive.
Ci sento la forza di chi ama cercare, trovare, ma anche di chi ama l’esercizio a cui si sta sottoponendo.
Vado a impressioni. Ipotizzo storie che forse non vi sono.
Ma devo confessare che sento della geografia in queste cose.
Non sono astratte. Queste sono figure.
Sembra la rappresentazione dell’acqua nei suoi movimenti.
Nella sua agitazione. Schizzi. Dilagare. Forse gocce. Forse perle.
Decorazione. Decorazione. Molto ricca;
Qualcosa di bizantino. Di orientale.
C’è precisione. Lavoro ma anche violenza.
E poi la sensazione dello specchio. Non tanto per vedere riflettere.
L’ottone presenta riflessi. Ma penso che siano significanti
in questa occasione, perché danno l’effetto del cangiare.
Così come la luce di Wood. La sua funzione qui è la metamorfosi…
Giuseppe Chiari
Per la Hendel… l’“espulsione” della pittura dal supporto lucente ha sempre significato… una fuga in avanti, un’azione deflagrante. Oggi quel momento destruens si ritrova in qualche modo “traslitterato” sulla superficie bidimensionale della convenzione pittorica. In fondo non è cambiato nulla, almeno nel disegno inconscio dell’artista. Perché quello che una volta si poteva ottenere con l’ottone e gli smalti, viene ora recuperato attraverso l’esasperazione dinamica del segno, nel pattern irradiante e nel vortice cromatico, nella pirotecnia liberata di una scrittura cosmica…
Giuliano Serafini
Avrei voluto chiederti: da dove nascono i colori, da dove vengono prima di finire sulla tela, immobili? Forse dal caso, dal lavoro materiale, dallo spruzzo di un tubetto, dal scorrere degli acidi su una lamina di ottone. Forse. O magari li hai portati dentro di te, attraverso centinaia di notti, trasfigurati dalla dimenticanza e insieme veri di un fatto, di un’emozione.
Giorgio Van Straten
Atmosfere inquiete, sconvolte
come cieli tardobarocchi veneziani che,
dai bianchi pannosi e dai grigi carichi
e profondi di gonfie nubi in tempesta,
trascolorino in rossi violacei intensi
con una sconvolgente violenza emotiva,
nel magma denso e materico,
pur nell’accurata levigatezza di una superficie
che sembra voler coniugare l’inquietudine dell’informale
con la dilatata astrazione del monocromo.
Con questi nuovi lavori Claudia Hendel riprende,
con una più consapevole maturità espressiva,
la strada della sua continua ricerca:
quella che ha sempre distinto il suo “fare pittura”.
Lara-Vinca Masini